La Storia
UNA VITA DONATA
Don Mario Ciceri nacque l’8 settembre 1900 a Veduggio (Milano), un paese della Brianza che allora contava circa 1500 abitanti, e fu il quarto di sei figli di Luigi Ciceri e Colomba Vimercati.
Visse gli anni dell’infanzia circondato dalle premure affettuose e generose dei genitori che, benché semplici contadini, si assunsero con serenità e spontaneità l’onere di allevare, insieme alla propria prole, quella del fratello Francesco Ciceri, la cui moglie Giuseppina Galbiati era morta di parto dando alla luce il tredicesimo figlio. All’interno di una famiglia numerosa e nonostante le ristrettezze economiche, Mario fu educato dalla madre – molto attiva e molto pia – all’amore, alla dedizione, al lavoro, allo spirito di semplicità e alla pietà cristiana.
All’età di otto anni Mario manifestò il desiderio di farsi sacerdote al parroco di Veduggio, don Carlo Maria Colombo, e fu proprio questi a farsi carico di informare la famiglia, la quale fu ben lieta di accogliere il progetto di Dio sul figlio, benché le condizioni economiche e le numerose bocche da sfamare non permettessero di guardare con ottimismo alla realizzazione di un tale progetto, che avrebbe richiesto molti anni di studio. Il problema fu superato dallo stesso Mario: con il suo impegno di studente seppe meritarsi borse di studio e facilitazioni che gli permisero di proseguire la scuola e concludere il ciclo di studi teologici.
Nel maggio 1908 Mario aveva ricevuto il sacramento della Cresima; nel maggio 1910 quello della Comunione. Al termine della terza elementare proseguì gli studi presso il collegio Gervasoni di Valnegra (Bergamo): la prima domenica dell’ottobre 1912 venne «vestito da prete», secondo la tradizione allora in vigore, ed entrò nel seminario diocesano di Seveso. Gli anni di formazione e di studio furono caratterizzati da una condotta esemplare: serio, impegnato, corretto, disponibile, attivo, lasciò nei superiori, negli insegnanti, nei compagni un ricordo penetrante e affettuoso, che si sarebbe espresso poi nel cordoglio generale e nella spontanea partecipazione al dolore per la sua morte prematura. All’inizio della seconda liceo, ottobre 1918, si trasferì – per mantenersi personalmente agli studi – nel Collegio Rotondi di Gorla Minore in qualità di «prefetto» dei collegiali; frequentò poi gli anni di Teologia presso il seminario di Porta Venezia a Milano.